sabato 18 febbraio 2012

Quella degli altri



Avete mai provato a stimare quanto tempo passa prima che vi giriate a scrutare la gnocca di turno che tranquillamente passeggia o si trova ad attraversare il vostro spazio visivo?
La latenza di tale gesto, che oserei definire primordiale nella sua innocente naturalezza,  è sicuramente variabile ( solitamente quantificata dalla bontà delle fattezze che hanno richiamato la nostra attenzione). C’è chi sostiene che tale procedura, in realtà, avvenga sempre, anche senza una soglia minima di “qualità” in termini di attributi  della dolce apparizione di turno. Qualcosa di patologico insomma. Quale ne sia la ragione è cosa davvero difficile da comprendere ; sicuramente ci si perderebbe in quisquilie e filosofeggiamenti di natura sociale e antropologica, di cui non ce ne frega una mazza. Accade e basta.
Nel mondo delle nostre motorette, poi, il binomio donne e motori , per taluni scontato e desueto, è pur sempre una fucina sempre gravida di opportunità in tal senso. L’iconografia classica del biker vero e rude, (di Hollywoodiana memoria in puro stile seventy con relativa baldracca tette al vento al seguito) è lì sempre a ricordartelo quando, ad esempio, sfogli una qualsiasi rivista del settore o vedi pubblicizzato da qualche parte l’ultimo modello in arrivo da Milwaukee. D’altronde, così è benvisto il seducente passeggero, come fosse un prezioso optional da avere, che la concessionaria ti offre insieme alle manopole cromate.
Eppure, parlando di donne, tutto ciò è, in una qualche maniera, manifesto;  sono emozioni  razionali e comuni. Quando però le stesse  vibre si scatenano al solo passaggio di una moto “delle nostre”, allora sì che la storia cambia, quella sì che diventa una cosa strana.. Quel luccicare di metallo all’orizzonte,  quella sagoma così familiare e misteriosa allo stesso tempo, quella linea così distintiva, quel suono caratteristico e selvaggio che squarcia l’aria come il ruggito di una belva feroce per noi è suggestione, passione, eccitazione. Il mulinare di fantasie che queste bicilindriche provoca è assolutamente paragonabile, in noi, al passaggio della creatura più fascinosa e sexy del mondo. Eppure è solo ferro. Di qualità, ma sempre una semplice miscela di minerali e relativi ossidi. Molto comune, oltre tutto, sulla terra. Anche la tua ha due cilindri, due scarichi, due forcelle e due ruote, ma ogni moto è meravigliosamente diversa, ha un odore ed un umore proprio. I segni del tempo su questi mezzi, a differenza delle nostra Afrodite di turno del marciapiede opposto, sono un plusvalore,  come la stecca per un veterano di ritorno da una guerra dura e molte volte ingiusta. Quelle rughe,  che rivelano strade e kilometri percorsi in chissà quale parte del mondo, sono un disarmante monito per chi la moto la usa solo per specchiarsi o quale termometro per accorgersi che ci sono più di venti gradi. Ognuna con la sua storia, la propria lacrima d’olio da condividere con il suo padrone, i personali segreti inviolabili, che solo chi la accarezza e la accende da tempo può conoscere. La moto che ti passa vicino o che si trova parcheggiata di fianco alla tua è una storia, è un pezzo di vita, magari simile al tuo ma mai uguale.
E’ quella di un altro.






giovedì 9 febbraio 2012

diceva un vecchio saggio motocicliista : LA MOTO SI COMPRA LE PALLE NO.  quando ci vediamo fratelli ?

domenica 5 febbraio 2012

Fluidi che valgono



Che qualsiasi liquido, ragionevolmente commestibile e munito di una generosa gradazione alcolica, possa tramutarsi in un formidabile magnete capace di avvicinare spiriti ed anime, anche apparentemente distanti, è cosa nota..Il medesimo diviene ancor più miracoloso quando tale evento suggella un nucleo già unito e coeso, con  voglia sincera di condividere emozioni, divertimento, rispetto e strade. Le strade appunto. Perchè è sempre una questione di strade e perchè quelle sono, e rimangono, la comune ragion d'essere, il luogo ove tutto converge e dove le chiacchiere, insieme al distintivo "Bar and Shield" riposto al calduccio nell'armadio in attesa di stagioni più miti, lasciano il posto all'esserci e al guidare vento in faccia stagione per stagione, gomito a gomito.
Ma torniamo alla broda sì miracolosa ed efficace. Nel nostro caso il nettare prodigioso, e straordinariamente raro, è stato un cognac Napoleonico imbottigliato nell'Anno Domini 1811 (assolutamente originale e certificato con tanto di pellegrinaggio a Cognac, nella regione di Poitou-Charentes, unica zona d'origine di tale bevanda , altrimenti nel mondo denominata brandy). Se di incipit, in termini di nostra denominazione e "ufficializzazione", questo trio neccessitava, 1811 era perfetto ed appropriato. L'emozione conseguente alla degustazione di tale rarità è stata, come prevedibile, una mistura di sensazioni: sorpresa, entusiasmo, rivelazione e scoperta. Facile e scontato il conio del nome, mai prima di allora veramente cercato e necessario. E' accaduto così, in maniera molto naturale senza esigenze che non fossero altro che l'autentica voglia di esprimere rispetto reciproco, nel nostro caso da tempo consolidatatosi da kilometri e viaggi insieme, facendo strade fianco a fianco.
Dimenticavo: MCL è l'acronimo dei tre fortunati alcolisti protagonisti dei suddetti accadimenti.
Una cosa importante: chiunque abbia voglia di condividere dei sani momenti con noi, delle emozioni in sella e dei sorrisi che puzzano di cromo è il benvenuto.Le strade decidono. La capacità di apprezzarle nel loro essere in ogni mese dell'anno, gelide o assolate, da soli o in compagnia, è una scelta.
Noi abbiamo la fortuna di farlo, spesso, insieme.

1811 MCL